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Il mio amico Provolino

(Provolino, giuraddì!)

Il mio amico Provolino,

Provolino, vi dicevo,

quel mio amico (lo san tutti)

così celebre e famoso,

il cui nome ci ricorda

un gradevole alimento

gloria e onore del comparto

che lattiero-caseario

vien chiamato dagli addetti;

Provolino, proprio quello

Giusto giusto quel pupazzo,

se pupazzo puoi chiamare

quell’augusto personaggio

alle cronache e alle folle

noto come Provolino –

un amico, un amicone,

Provolino, giuraddì!

Basta dir che Provolino,

il mio amico Provolino,

Provolino, giuraddì !,

questo amico, vi dicevo,

di cui sopra ricordavo

quant’è bello e quant’è saggio

(ma chi sfida, dite, dite

dite voi chi può sfidare

dell’amico Provolino

l’avvenenza e la prestanza),

ecco, dunque Provolino,

il mio amico Provolino,

giuraddì, sì che lo giuro!

Che l’amico Provolino ...

 

 

... Tiene dentro un tegamino

il cervello delle masse:

lui ci mette un po’ di sale?

E la massa ha sale in zucca.

Lui ci mette un po’ di pepe?

E la massa si rivolta.

Lui ci mette un po’ d’aceto?

E la massa urla spaurita.

Lui ci mette un po’ di miele?

E la massa sta beata.

Ecco allora che ognun vede,

vede come Provolino,

il mio amico Provolino,

Provolino, giuraddì !,

vede come, vi dicevo,

il mio amico Provolino,

con le masse, Provolino,

lui, può far quello che vuole.

 

La nemica sua Fanella

(non sta a me considerare

quale senso, quanto senso,

e se senso possa avere

coltivare inimicizia

per l’amico Provolino,

per l’amico Provolino,

che potrebbe, ma non vuole,

cuocer dentro ad ogni testa,

e non vuole, ogni cervello),

la nemica sua Fanella,

il cui nome ci ricorda

un minuscolo uccellino

che Carduelis cannabina

vien chiamato dagli addetti,

non è amica – e questo è folle –

del mio amico Provolino.

Le vorrebbe, con la scusa,

con la scusa – che panzana! –

con la scusa, vi dicevo,

di volerci liberare,

lei vorrebbe, vi dicevo,

trafugare quel tegame

che sta in casa Provolino,

quel tegame che contiene

il cervello delle masse.

Sarà pazza? Mi par chiaro!

Dal tegame ella vorrebbe,

dal tegame dell’amico

dell’amico Provolino

dal tegame vuole trarre

il cervello delle masse

(quel cervello, non si scordi,

proprietà di Provolino!),

e vorrebbe liberarlo

del suo guscio protettivo

che da secoli lo alloggia

mentre giace nell’abbraccio

delle assai paterne cure

dell’amico Provolino.

E vorrebbe, la Fanella,

e vorrebbe, senti questa!,

e vorrebbe liberarlo

liberarlo dal tegame,

col pretesto, cosa folle,

che il cervello liberato

possa mettersi a pensare

senza più che Provolino,

Provolino, nostro padre,

Provolino, nostro amico,

il mio amico, giuraddì,

l’influente personaggio,

che da sempre ben ci cura,

senza più che Provolino

possa dirci che pensare.

 

Una idea così mostruosa

Come quella di un cervello

Che sen vada incustodito

Mentre il nostro Provolino,

Provolino, giuraddì !,

piange e grida dal dolore,

dal dolor di non potere

più curarsi delle masse,

una idea così mostruosa

mi fa quasi tramortire.

 

E’ per questo che ho parlato

con l’amico Provolino,

e ho parlato di Fanella

all’amico Provolino.

Provolino mi ha ascoltato

E ha deciso cosa fare.

Dalle mani mie ha accettato

una certa bottiglietta

e ora, adesso mentre scrivo,

ecco, tiene la boccetta,

nelle forti belle mani

forte tiene la boccetta,

il mio amico Provolino.

Giuraddì, no, non la perse,

lui non perse la boccetta

che Aristofane ricorda.

Lui, semmai, l’ha ricevuta,

nelle proprie e ben protese

gentilissime sue mani

nelle quali ora la tiene,

e rigira la boccetta,

la boccetta che gli diedi,

Provolino, la rigira,

e la guarda soddisfatto.

E d’altronde era da dire,

che io, umil servitore

dell’amico Provolino

e nemico di Fanella,

gli fornissi di gran cuore

una idonea soluzione.

E d’altronde l’ho giurato,

ho giurato esser fedele

all’amico Provolino

che ha accettato la boccetta

in gran spregio di Fanella,

che chissà dov’è fuggita,

è fuggita per scappare

dai seguaci che l’amico,

Provolino di cui parlo,

le ha già messo alle calcagna.

 

Ma io posso star tranquillo,

io che ho fatto il mio dovere,

perché adesso Provolino

ecco che apre il tegamino,

e quell’acido potente

che muriatico o di cloro

vien chiamato dagli addetti

e che sta nella boccetta

Ecco versa nel cervello,

a dispetto di Fanella,

a tutela delle masse,

a salvezza di noi tutti,

e lo versa e grida forte

con la voce del cinghiale.

Il cervello fuma e stride

Sento caldo nella testa

E anche a me viene di urlare.

Stride e cigola il cervello

E si sente una vocina

Che proviene dal tegame

E che geme “Mammaiuto!”:

è la massa che, mai paga

dei favor di Provolino,

già si scorda del padrone

e si vuole lamentare.

Per fortuna Provolino,

col ruggito del tricheco,

ha brandito nella mano

il pestello suo di ottone,

alza forte il suo pestello

mena un colpo nel tegame

e quel colpo anch’io lo sento

proprio al centro della testa.

E ruggisce Provolino

con la voce del giaguaro

mena colpi nel cervello

che già smette di zirlare,

e gli schizzi di cerebro

già raggiungono il soffitto

 

E così, mentre vi scrivo

sento colpi nella testa

come del tamburmaggiore.

Di che cosa vi scrivevo?

Ecco, sì, che lui ci salva,

lui ci salva, Provolino,

il mio amico ... che si chiama

Pro .. vo .. cola il mio cervello

che si chiama amicolino

provamicogiuraddì